IERI COME OGGI PER RIPORTARE LA LUCE NELL’ OMBRA
Francesco chiude gli occhi, accompagnato da Chiara. In pochi minuti si sente sprofondare nel corpo, e un nuovo spazio si apre intorno a lui: una finestra si schiude, un viaggio nella memoria del tempo. Un velo si solleva ed eccomi in Egitto, a Tebe, oggi conosciuta come Luxor.
È notte. In una stanza da letto, Isis, una donna di stirpe reale, dorme accanto a suo figlio, erede legittimo del regno. All’improvviso entra un serpente: quel bambino maschio doveva morire. Ma il serpente morde la madre, che rimane senza vita sul letto. Il bambino, ignaro, viene portato via nel sonno e condotto lontano dal regno, in un villaggio del popolo.
Al suo risveglio non si trova più nel suo letto, non sente più la madre. Attorno a lui solo volti estranei, persone senza cuore che lo trascinano via. Viene affidato a sconosciuti, e la sua vita continua in un luogo che non riconosce, che non gli appartiene. È ancora piccolo, avrà forse tre anni. È confuso, non comprende dov’è la madre, unico suo mondo che lo proteggeva e nutriva.
Nel suo inconscio nasce un pensiero che gli attanaglia il cuore: la madre lo ha abbandonato.
“Cosa ho sbagliato? Perché non mi vuole più? Perché mi ha mandato via? È arrabbiata con me? Sono un bambino cattivo?”
Si sente in colpa, e nello stesso tempo arrabbiato con la madre che lo ha abbandonato e trattato così male. Da un giorno all’altro, da un istante all’altro, tutto l’amore che sentiva svanisce, lasciandolo solo e smarrito.
Nasce in lui un seme oscuro: colpa, rabbia, smarrimento. Quel seme lo accompagnerà per tutta la vita, segnandolo come straniero in un mondo che non gli apparteneva, senza mai ricevere una risposta.
Porterà dentro di sé questo seme per tutta la vita: la sensazione di essere sbagliato, la paura che la madre sia arrabbiata con lui, la rabbia per l’abbandono. Crescerà in una vita povera, in una realtà che non sente sua.
Pian piano, mentre questa storia si rivelava dai Registri Akashici insieme a Chiara, Francesco sentiva che ogni parola e immagine risuonava dentro di lui. Le memorie si risvegliavano nel corpo, nelle emozioni, nei ricordi, come se tutto fosse accaduto ieri.
Un’energia forte scorreva nelle gambe di Francesco, radicandosi profondamente alla Terra. Dal bacino iniziava a sciogliersi un blocco antico: il senso di colpa per aver creduto di essere stato un cattivo figlio, la rabbia e il dolore dell’abbandono. Dentro di lui entrava aria nuova, fresca. Il corpo tremava, le emozioni fluivano, e insieme a quel movimento lasciava andare un peso vecchio di 3000 anni, ritrovando il respiro e una nuova vita.
Aveva occhi nuovi, e in ogni parte di lui sentiva risuonare una voce e un sentimento profondo, intenso, che si apriva tra lacrime e sollievo. Nel cuore di quella memoria, oltre l’inganno e la confusione, emergeva una commozione che non sapeva descrivere e che percepiva ovunque:
“Mia Madre mi ama…
Io sono Figlio dei Re,
Figlio del Sole,
Figlio e legittimo Erede,
Custode e Servo dello Splendore del Regno.”
3250 anni più tardi…
Nasce Francesco in Italia.
Il padre, Lorenzo, apparteneva a una famiglia benestante che, con la morte del nonno di Francesco, andò incontro a un rapido declino.
Lorenzo il papà di Francesco, aveva solo otto anni quando perse il padre.
Poco dopo, nella vita della madre di Lorenzo di nome Maria, entrò Antonio, un uomo violento della malavita, che mirava all’eredità della famiglia. Amante della giovane vedova, con minacce e violenza la costrinse a mandare i figli in collegio dai preti, allontanandoli dalla casa paterna.
Lorenzo non comprese mai davvero perché la madre lo avesse mandato via. Dentro di sé sentì solo colpa: colpa per la morte del padre, colpa per essere stato rifiutato, colpa per non essere abbastanza. Crescendo portò il peso di quel trauma, sviluppando alcolismo e probabilmente subendo abusi durante gli anni di collegio.
Nel 1974, da Lorenzo e Rosa – ormai una famiglia semplice del popolo, con limitate risorse economiche – nacque Francesco.
Ma Francesco non era un’anima nuova: 3250 anni prima era stato figlio legittimo di stirpe reale in Egitto, con una madre uccisa per potere e denaro. Nella sua memoria più profonda restava impresso il marchio di quell’inganno: la madre lo aveva abbandonato senza motivo.
Appena nato Francesco ,improvvisamente e bruscamente fu portato via dai medici in un altra stanza, senza neanche poter sentire il contatto con la madre che anche nei mesi avvenire non aveva latte per nutrirlo.
Fin da bambino Francesco si sentiva fuori posto. Quella non era casa sua, non erano i suoi genitori, non era il suo mondo. Crescendo, coltivava la convinzione che fosse stato scambiato nella culla. Viveva con questa sensazione senza poterla spiegare, e per ventitré anni imparò a conviverci. Ma dentro di lui quella voce non morì mai: “C’è altro, io non appartengo a questo mondo.”
A ventitré anni, quella nostalgia lo condusse verso il mondo spirituale. Incontrò persone, insegnanti, maestri che gli erano familiari, come ritrovati. Iniziò a ricordare il Regno di Dio, le stelle, la famiglia d’anima. I suoi talenti di guaritore, terapeuta e insegnante iniziarono a fiorire e svilupparsi, anno dopo anno.
Eppure la vita terrena non gli fu facile. Molte sfide, cambiamenti improvvisi, rotture con luoghi e relazioni segnavano il suo cammino. Ogni volta che ricominciava in un nuovo posto, si sentiva straniero, non appartenente.
Le relazioni d’amore, intense e destinate a riportarlo alla sensazione di “casa”, si trasformavano spesso in conflitti e si spezzavano all’improvviso. Ogni separazione portava con sé un nuovo spostamento, un cambio di territorio, come in un ciclo che si ripeteva senza fine. Momenti di fusione profonda lasciavano il posto a distacchi improvvisi, spesso senza motivazioni reali, frutto di proiezioni e immagini ingannevoli.
Francesco, dopo 3250 anni, aveva scelto un padre con un’impronta simile alla sua, per incarnarsi di nuovo e affrontare quell’inganno, quel trauma, quella ferita originaria: la separazione dalla Madre.
Nel suo cammino, nella sua ostinata ricerca di casa, nella sua volontà di guardare ogni ombra e di scendere fino in fondo alla verità, Francesco ha incontrato sfide immense, spesso incomprese e non riconosciute. Ma grazie agli amici, agli insegnanti, alle esperienze da cui non si è mai tirato indietro – anche quando dure, difficili, intense – qualche giorno fa, nel corpo, nella pelle, nell’anima, ha sentito con forza, perdono e gratitudine, una voce limpida e liberatrice:
“Mia Madre mi ama…
Io sono Figlio dei Re,
Figlio del Sole,
Figlio e legittimo Erede,
Custode e Servo dello Splendore del Regno.”
Oggi, Francesco sente qualcosa di nuovo dentro di sé. È difficile trovare le parole giuste per descrivere le sensazioni e le comprensioni che queste immagini hanno risvegliato in lui. Hanno illuminato parti del suo passato, svelando schemi che si ripetevano e momenti vissuti in tanti ambiti della sua vita. Per la prima volta, sente di poterli accogliere, di poterli unire e comprenderli pienamente.
C’è in lui una quieta determinazione, una voglia profonda di rinascere. Francesco si sente pronto a diventare un UOMO NUOVO, con tutta la volontà, l’impegno e l’entusiasmo necessari per vivere davvero questa nuova consapevolezza.
CENNI STORICI EGITTO 1320 a.c.
Akhenaton e l’Egitto Amarniano (circa 1353–1336 a.C.)
Faraone rivoluzionario:
Akhenaton, noto anche come Amenhotep IV, fu faraone della XVIII dinastia dell’Antico Egitto e introdusse una profonda riforma religiosa: proclamò il culto di Aton, il disco solare, come unico dio, riducendo drasticamente il ruolo del pantheon tradizionale e dei potenti sacerdoti di Tebe.
Akhenaton abolì il tradizionale culto politeista di Amon e ridusse drasticamente il potere dei sacerdoti di Tebe. Proclamò Aton come unico Dio solare e lunare e decise di abbandonare Tebe (oggi Luxor) come capitale, fondando una nuova città più a nord del Nilo: Akhetaton (“Orizzonte di Aton”), conosciuta oggi come Amarna.
In questa città visse con la sua famiglia e la corte, promuovendo arte, cultura, armonia e uguaglianza tra uomini e donne. Diverso dai faraoni tradizionali, Akhenaton fu un sovrano pacifista, più interessato al benessere del popolo che alle imprese militari e alla conquista di potere.
La sua riforma generò forti dissidi con i sacerdoti di Tebe, che, con inganni e complotti, riuscirono gradualmente a minare il suo regno, costringendolo infine all’esilio nel Sinai.
Secondo alcune tradizioni, proprio sul Sinai furono scritti i Dieci Comandamenti di Mosè, i cui principi richiamano quelli di Akhenaton. La parola ebraica “Adonay”, che significa “Mio Signore” come unico Dio, è moltosimile a Aton.
Sempre più fonti storiche e interpretazioni suggeriscono un collegamento tra Akhenaton e Mosè, identificandoli come la stessa guida spirituale. L’Esodo, quindi, non rappresenterebbe soltanto la liberazione degli schiavi ebrei, ma anche la migrazione di una parte del popolo egizio fedele ad Akhenaton, che diede vita all’ebraismo, prima religione monoteista e precursore della venuta del Cristo.
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Figure chiave al fianco di Akenaton
🏛️ Nefertiti – Grande Sposa Reale
•Regina e principale consorte di Akhenaton.
•Non solo presenza simbolica: partecipava attivamente ai riti religiosi, al pari del faraone.
🛕 Ay (o Aya) – Visir e consigliere
•Alto funzionario e consigliere di corte con grande influenza politica.
•Dopo la morte di Tutankhamon, diventò faraone (regno circa 1323–1319 a.C.).
•Origini: probabilmente nobile di Akhmim (Alto Egitto), non di sangue reale.
🏙️ Generali e militari
•Il potere militare sotto Akhenaton era secondario rispetto al passato.
•Alcuni generali come Horemheb ricoprirono ruoli strategici, soprattutto verso la fine del periodo amarniano, e divennero poi faraoni.
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Curiosità storiche
•Akhenaton rappresenta la prima grande sperimentazione monoteista nella storia egizia.
•La sua rivoluzione culturale e religiosa anticipa concetti e pratiche che ritroviamo successivamente nell’ebraismo e nel cristianesimo.
•La vita ad Akhetaton testimonia un periodo di arte, cultura e innovazione sociale, con una visione molto diversa dal tradizionale Egitto militare e gerarchico.
L’Egitto era tornato al caos dopo la rivoluzione di Akhenaton. La città di Akhetaton era ormai deserta, e i sacerdoti di Tebe tramavano nell’ombra. Al centro di questo intricato gioco di potere c’era Ay, uomo saggio e ambizioso, visir di Akhenaton e figura chiave della corte. Alcuni dicevano che fosse il padre di Nefertiti, rendendolo suocero del faraone eretico.
Quando Tutankaton salì al trono a soli dieci anni, il giovane faraone era una pedina nelle mani dei potenti. Ay, con astuzia e determinazione, riportò l’influenza dei sacerdoti di Tebe e ripristinò il culto di Amon, trasformando Tutankaton in Tutankhamon. La sua giovinezza e debolezza furono sfruttate per consolidare il potere di Ay.
La tragica morte prematura di Tutankhamon, appena diciottenne, fu avvolta nel mistero. Molti storici ipotizzano che dietro quella scomparsa ci fossero intrighi orchestrati da Ay e dal generale Horemheb, gli artefici del ritorno all’ortodossia religiosa.
Ay non perse tempo: sposò Ankhesenamon, vedova del giovane faraone, legittimando così la sua ascesa al trono. Ma la storia di Ankhesenamon si spegne in un silenzio inquietante: i suoi figli – due femmine e un maschio – non sopravvissero, o sparirono e nessuna traccia della sua tomba è stata mai ritrovata. Dopo il matrimonio con Ay, sparì dalla storia, lasciando dietro di sé mistero e domande irrisolte.
Il regno di Ay durò pochi anni, ma fu intenso: un’epoca di transizione, di fragili equilibri, in cui il potere e l’astuzia si intrecciarono con il destino di un popolo intero. Alla sua morte, Horemheb prese il potere, cancellando dai monumenti il nome di Ay, di Akhenaton e persino di Tutankhamon, come a voler riscrivere la storia stessa dell’Egitto.
Eppure, sotto la superficie di questa damnatio memoriae, le storie di Akhenaton, Ay e Ankhesenamon sopravvivono, avvolte nel mistero, ricordandoci che il potere, la fede e l’ambizione possono cambiare il corso della storia… e lasciare dietro di sé memorie e corpi di dolore nell’ inconscio personale e collettivo che dura millenni.
RIFLESSIONI FINALI
Da queste storie emerge una verità chiara: la brama di potere genera inganni, sofferenza e ingiustizie, ieri come oggi. Le ombre e le ferite del passato vivono ancora dentro di noi. È tempo di risvegliare la coscienza, trasformare le nostre parti oscure e mettersi al servizio degli altri, per portare armonia e guarigione nel mondo che ci circonda.
Nella seconda parte di questo articolo “CRONACA DI UN INCARNAZIONE” articolo appofondirò le dinamiche e le pratiche che ad oggi possono sostenere e portare in luce queste memorie antiche dell’ anima.